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Il Blog di Marco Zulberti

Il tramonto di Angela Merkel. Dal Blog di Marco Zulberti

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La recente crisi che ha travolto le quotazioni di Deutsche Bank, il colosso bancario tedesco con attività finanziare diffuse in un tutto il mondo, non ha trovato impreparato il primo ministro Frau Merkel, che ha dichiarato di non prevedere alcun aiuto di stato per il salvataggio delle banche tedesche. Cosa poteva rispondere di diverso il cancelliere tedesco, dopo aver ripetuto dalla crisi del 2008, che ogni paese che deve arrangiarsi nel risanare il proprio settore bancario? Il problema è che le crisi in serie dei settori bancari spagnolo, irlandese, greco o italiano, sono solo una frazione del settore bancario tedesco e non varare interventi speciali sul settore rischia di provocare una profonda crisi anche nell'economia tedesca, l'unica in Europa che è rimasta ancora trainate.
Ma è comprensibile la durezza del messaggio di Angela Merkel, nei confronti delle stesse banche tedesche, in una situazione complessa, in cui il settore bancario è ormai profondamente innestato a livello europeo e non nazionale? Abbiamo ancora ben presente il dramma generato a livello internazionale dalla crisi della Lehman Brother. Non solo. Il domino, innescato nel maggio 2010 con la sottovalutazione della crisi greca, ha provocato una riduzione del valore complessivo del settore bancario europeo drammatico, al punto che comincia a sorgere il dubbio che la classe politica tedesca non sia all'altezza della forza della loro stessa economia e di come questi si presenta a livello europeo e mondiale. Il no della Merkel alla possibilità di un intervento governativo per la Deutsche Bank, mostra come in un squarcio, tutti gli errori a ritroso effettuati dalla classe politica europea, e più in particolare da quella tedesca.
Nel 2007 il settore bancario europeo capitalizzava nella sua totalità 900 mld, oggi dopo nove anni ne capitalizza 349 mld di cui 150 mld di aumenti di capitale. Un azzeramento della ricchezza di 600 mld.
Solo nell'ultimo anno dai massimi di marzo 2015 il settore bancario italiano è passato dai 140 Mld agli attuali 63Mld. Settanta miliardi di capitalizzazione persi in diciotto mesi a fronte di aumenti di capitale necessari per complessivi 20 mld.
Di fronte a questi numeri viene da chiedersi se la crisi greca, di cui non è ancora chiaro quanti mld complessivi (dovevano essere 130 in più trance) siano stati prestati, fosse stata affrontata diversamente forse questa perdita di capitalizzazione sarebbe stata evitata. Stesso discorso se la continua perdita di fiducia alimentata dai giudizi negativi delle case di rating non avesse facilitato la speculazione tramite i derivati, fino ad aprire gli spread tra 2011 e 2012, costringendo il debito pubblico italiano a crescere.
Di fronte a questa perdita di valore di oltre 600 mld del settore bancario, è destinato a cambiare il corso della storia europea nei prossimi decenni. L virtù tedesche del rispetto del bilancio hanno un senso se rivolte anche ai mercati?
E' un paradosso ma quelli che sono i punti di forza dell'economia tedesca nel rispetto dei bilanci si trasformano poi in debolezza nella comprensione che, dopo l'introduzione della moneta unica, non esiste più una finanza nazionale.
I tedeschi, e il loro cancelliere Angela Merkel, sono vittime delle loro stesse virtù, della loro stessa ideologia, che da una parte chiede correttamente il rispetto di bilancio e dall'altra il rispetto asimmetrico dei mercati che invece privano di risorse le economie più deboli. Si creano così delle condizioni di continua fuoriuscita di capitali dai paesi più deboli, con flussi monetari unidirezionali bloccati da valvole finanziarie che ne bloccail ritorno.
Per cui la virtù tedesca è orientata nello stesso senso che poi li conduce alle loro disfatte. Rimanere rigidi nell'imporre soluzioni nazionali in un sistema monetario composto non solo da vasi comunicanti, ma anche da valvole speculative che hanno demolito i confini nazionali. In questo mercato asimmetrico l'effetto del quantitative easing della Bce è stato quello di portare ancora più capitali in Germania. Per questo oggi è necessario un intervento strutturale sul sistema bancario europeo travolto in queste settimane dal crollo delle quotazioni di Deutsche Bank divenuta l'epicentro di una crisi che può rappresentare la fine dell'Unione Monetaria Europea. Mentre assistiamo sulla base dei principi umani l'Europa apre giustamente le porte alle ondate migratorie provenienti dal nord Africa, paradossalmente alza muri monetari nazionalisti tra i popoli europei al suo interno, fondandosi su una corretta e doverosa intransigenza verso i principi, ma che non sono applicabili ai mercati finanziari.