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Il Blog di Marco Zulberti

Ferrovie dello Stato: le dimissioni di Elia e i servizi pubblici. Dal Blog di Marco Zulberti

elia michele mario

La privatizzazione di Ferrovie dello Stato con le seguenti dimissioni del presidente Marcello Messori, riapre il dibattito sul tema dei servizi di pubblica utilità che sorreggono l'economia di un paese. Mentre il Governo e l'Antitrust spingono per l'indipendenza della gestione della rete ferroviaria da quella dei treni, l'amministratore delegato Michele Elia, insiste sull'importanza strategica d'avere un operatore completamente integrato con la rete, come accade in Francia e Germania.
La rete autostradale come la rete telefonica, la rete elettrica e la rete ferroviaria o la rete della distribuzione del gas e gli acquedotti a livello locale, sono beni strategici che non possono accedere al mercato. Il mercato tra i beni si tiene sulla rete e non tra le reti. Le reti distributive quali energia, telecomunicazioni e trasporti sono state realizzate con capitali pubblici, espropriando proprietà private; quindi sono beni pubblici e quindi inalienabili: è un attimo assurdo pensare che questi beni possano poi essere ceduti a società private. Il ricordo nei primi anni sessanta dei contadini altoatesini legati ai piloni dell'Autostrada del Brennero, per difendere i loro vigneti, appare oggi dimenticato. E questo ragionamento a priori vale per tutte le reti.
Questo concetto è ben presente nel modello franco-renano, soprattutto in Francia e Germania, che fa delle reti dei punti intoccabili, nonostante le pressioni verso la loro privatizzazione che giungono dalle normative europee di stampo liberale e anglo-sassone.
Nella convulsa fase di privatizzazioni avvenuta in Italia, a metà degli anni novanta, sono stati commessi seri errori di valutazione, al punto che alcuni servizi di pubblica utilità, soprattutto a livello locale, hanno favorito la formazione d'oligopoli che le varie Autority di controllo non hanno sempre saputo governare. L'aumento indiscriminato di tutte le tariffe dei servizi essenziali che si è registrato rispetto a quelle europee negli ultimi testimoniano da sole il fallimento di questa fase. Agli errori commessi a livello nazionale si è aggiunto il caos delle società multi-utility locali, le quali hanno provocato deficit e dissesti nelle amministrazioni pubbliche. Anche in Europa si sono fatti errori strategici come l'asta miliardaria delle frequenze UMTS, che ha rappresentato l'inizio della crisi decennale che ha colpito il settore telefonico o il canale anglo inglese sotto il canale della Manica tra Francia e Inghilterra che ha accumulato un forte indebitamento ai soci privati.
Se nel campo elettrico e in quello del gas si è operata una divisione tra la rete distributiva e quella produttiva, con la nascita di Terna, negli altri settori le reti, soprattutto le network delle comunicazioni, dei media e dei trasporti, rimangono ancora opache. La rete telefonica non è mai stata scorporata da Telecom, anche perché nel frattempo ne sono sorte altre come Infostrada. Per i trasmettitori sia telefonici che televisivi, sono comparse nuove società private quotate anch'esse sul mercato azionario e oggetto d'interesse anche da parte di società private. Nel campo delle comunicazioni si è recentemente assistito al collocamento sul mercato azionario di una prima quota del 10% di Poste Italiane, il cui ruolo secolare strategico ha perso terreno a favore della telefonia.

La privatizzazione di Ferrovie dello Stato, invece intacca un settore pubblico che continuerà ad avere un ruolo centrale nei trasporti delle persone e delle merci, in cui si intrecciano interessi economici di tipo commerciale e turistico, favorendo la mobilità delle persone e delle merci, sostituendo in molti casi i trasferimenti aerei e in automobile.
Per valutare quali conseguenze può aver il collocamento del 40% del suo capitale sul mercato azionario si dovrebbe tener conto che alla rete ferroviaria si devono aggiungere, la rete elettrica che alimenta i locomotori, la rete telefonica ferroviaria, la fittissima serie di stazioni ferroviarie, il trasporto merci, i vettori operanti nell'alta velocità come Trenitalia e la nuova società privata Italo, e tutti i cantieri di quelli che saranno in futuro i collegamenti con Francia, Svizzera, Austria, Germania e l'est Europa. Nella stessa prospettiva è incomprensibile come il Governo e l'Autority non siano intervenuti prima nella crisi Alitalia. Questo è stato un paradosso che è ancora oggi difficile da spiegare.
L'impressione che l'assenza d'attenzione verso il concetto centrale di rete operante nelle privatizzazione degli anni novanta, che ha assoggettato lo sviluppo dell'economia italiana dagli oligopoli dei servizi, rendendola ancora più inefficiente, sia quindi presente anche in quest'ultimo progetto di privatizzazione delle Ferrovie dello Stato, settore strategico che non può cadere sotto il giogo speculativo dei mercati, che non lavora per il benessere collettivo, ma per l'utile e la speculazione finanziaria internazionale.