Festa della donna
Festa della donna, una "festa universale"
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- Categoria: Festa della donna
- Pubblicato Lunedì, 05 Marzo 2012 19:53
- Scritto da Mario Antolini Musón
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È permesso ad un uomo parlare della donna in occasione della ricorrenza annuale della "sua" festa, ossia nel giorno in cui dovrebbe accentuarsi l'essenza della sua femminilità, della sua specificità nei confronti della parte maschile dell'umanità? Ero in dubbio se scrivere o meno, ma il magnifico supplemento de "l'Adige" del 4 marzo - "Guida sulle donne oltre l'otto marzo" - mi ha convinto a scrivere qualcosa per quel "oltre l'otto marzo... 2012".
Stando alla voce, scritta e parlata, dei mass-media, anche quest'anno si ha l'impressione di una festosità piuttosto superficiale fatta di festini, di incontri conviviali, di articoli di circostanza, di esasperazione della femminilità, di esaltazione dei suoi aspetti più appariscenti e, solo a margine, anche di qualche buon commento sui valori effettività della "personalità" di quel superlativo essere umano che ha coronato e completato il Creato.
Si afferma che "la Festa della Donna" è diventata universale, ma in effetti vi partecipano solo le donne. Non vi sono attorno a loro e per loro gli uomini, tutti i cittadini, i governanti, gli amministratori pubblici, i Sindaci, gli insegnanti, gli scolari, gli apparati dello Stato, le rappresentanze della musica e del teatro. Le donne sono lasciate sole a festeggiare se stesse senza pensare che la loro "festa" poggia sulle profonde radici del disagio in cui l'uomo - il maschio - l'aveva resa schiava: quindi nell'estremo bisogno di rivendicare la propria primaria posizione all'interno del Creato.
Quand'ero bambino - negli anni Trenta del secolo scorso - le "feste nazionali" erano obbligatorie per tutti: vi dovevano partecipare Podestà ed autorità comunali, impiegati ed operai, insegnanti e scolari, autorità militari e religiose, bande e cori; nelle tradizionali "Sagre" (o feste patronali) erano e sono tali solo quando tutto il paese o tutta la comunità vi partecipa e la rende solenne e vissuta "insieme".
E la "Festa della Donna" non è forse una "festa nazionale"? Od addirittura una "festa universale"? Ed allora dove se ne stanno le autorità? Dove scappano i pubblici amministratori? Perché insegnanti e studenti ne sono esclusi? Perché operai e impiegati non vi partecipano?
Lo so che sono un povero illuso ma a me sembrerebbe che attorno alla "Festa della Donna" - e lo trovo suggerito anche nel citato supplemento de l'Adige - sbocciassero iniziative sociali capaci di tenere vive le motivazioni profonde che ancor oggi spingono la Donna del Duemila a chiedere ancora, e con forte insistenza, il rispetto che le si deve come persona sotto tutti i punti di vista possibili.
È possibile che negli Statuti comunali, fra i compiti statutari, venga richiesta la massima attenzione ai "problemi della donna" ed ancor oggi nessun Consiglio comunale ha ancora dedicato una sola seduta specificatamente alla Donna con l'invito a prepararla ed a parteciparvi a tutte le donne del paese o della città? Perché nessun Consiglio provinciale non ha mai messo in programma ufficiale almeno una seduta annuale aperta alla "voce delle donne" dando loro la piena libertà di espressione e di parola? Perché il mondo della Cooperazione non dedica con maggior convinzione e contenuto al suo settore impostato alla presenza femminile nella Cooperazione, che proprio in occasione della "festa della donna" potrebbe avere il suo apice?
È giusto e bello che la "Festa della Donna" sia pure motivo di incontri conviviali, piacevoli ed anche assai gratificanti; ma bisogna che si dia una mossa anche la società pubblica e non solo finanziando qualche saltuario ed isolato spettacolo nei settori ricreativi e culturali: le donne hanno certamente bisogno di farsi sentire, ma hanno estrema necessità di farsi ascoltare e soprattutto di essere finalmente accontentate (esaudite) nelle loro giuste rivendicazioni e richieste.
Io non sono che un povero vecchietto al tramonto, ma sono sicuro che se sulla mia tastiera avesse battuto i tasti la mano di una donna... queste righe avrebbero avuto una forza ben maggiore ed un tono assai più sferzante.